UÈ! che Podcast – Vaccini e UE: il punto della situazione

Eccoci al primo episodio di UÈ! che Podcast, il podcast per tenersi al corrente del funzionamento, delle azioni e delle politiche dell’Unione europea.

Tema caldo, in queste settimane, è la questione vaccini anti Covid-19. Cosa funziona e cosa non funziona nella strategia europea sui vaccini? A che punto siamo con la loro distribuzione? Oggi facciamo chiarezza con Massimo Gaudina, capo della Rappresentanza della Commissione europea a Milano, che “smonta” alcune fake-news, non rifiuta l’autocritica e spiega sfide e soluzioni all’orizzonte.

Massimo Gaudina, Capo della Rappresentanza a Milano

Come funziona la strategia europea per le vaccinazioni anti-Covid-19?

Partirei da una premessa: i 27 membri dell’Ue da soli, in ordine sparso, faticherebbero ad affrontare la campagna vaccinale. Procedere uniti è l’unica soluzione praticabile ed efficace per portarci fuori dal tunnel. Soltanto alla luce di ciò si possono contestualizzare i fatti, anche i più recenti, che hanno portato, erroneamente, a gridare al “fallimento” della strategia europea sui vaccini. Non c’è nessun fallimento, ci sono stati errori ed è giusto fare autocritica, ma la strategia si sta muovendo nella giusta direzione, anche alla luce di qualche ritardo iniziale.

Ci spiega, nel dettaglio, cos’è e come funziona la strategia sui vaccini?

Nell’estate 2020 pochi mesi dopo lo scoppio della pandemia, la Commissione europea – a nome dei 27 paesi membri e non da sola su sua iniziativa come si è spesso detto – è stata incaricata di negoziare con le case farmaceutiche la prenotazione dei vaccini più promettenti tra quelli che si stavano testando.

Si sono firmati sei accordi con sei case farmaceutiche, cui se ne stanno aggiungendo altri due in queste settimane: i contratti prevedevano un investimento da parte della Commissione di più di due miliardi di euro in totale, in cambio di future dosi di vaccino prenotate. Con una serie di clausole sono stati stabiliti, ad esempio, quantità, tempi e prezzo: su quest’ultimo, soprattutto, non c’è stato conflitto (altra bufala da smentire) e l’accordo è arrivato quasi subito.

Non è vero, perciò, che ci sono stati ritardi perché le case farmaceutiche hanno trovato acquirenti migliori. Una volta sviluppati i vaccini, tre di questi sono stati autorizzati dall’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, e immessi, tra dicembre 2020 e gennaio 2021, sul mercato europeo. Così i 27 paesi europei hanno iniziato a ricevere i primi quantitativi di vaccini.

Com’è la situazione ad oggi?

In questo momento la previsione è che per la fine del mese di marzo ci siano 100 milioni di dosi già distribuite in tutta Europa. Nel secondo trimestre del 2021 dovrebbero arrivare altre 500 milioni di dosi e nel terzo trimestre altre 500 milioni. Quindi ne avremo più di un miliardo entro la fine di settembre, se non ci saranno ritardi.

Lo sottolineo perché qualche ritardo, come sappiamo, c’è stato. Il problema più rilevante si è avuto con AstraZeneca che, almeno fino ad oggi, non ha fornito i vaccini pattuiti. Bisogna vedere se – stiamo lavorando in questa direzione – si riuscirà a recuperare. Le altre due case farmaceutiche invece, cioè Pfizer-Biontech e Moderna, dopo qualche ritardo iniziale, hanno recuperato e stanno fornendo ciò che era stato stabilito.

Il punto, dunque, non è che ci siano pochi vaccini: i prenotati ad oggi sfiorano infatti i due miliardi e mezzo di dosi. La questione sono i tempi, ma stiamo prendendo velocità: in primavera dovremmo raggiungere la velocità di crociera che ci permetterà di uscire dal tunnel il più presto possibile. Non è vero, perciò, che ci metteremo due o tre anni a vaccinare tutti, perché stiamo accelerando.

Sui giornali di questi giorni si legge di presunti ritardi nelle autorizzazioni da parte dell’Ema.

L’Ema ha il compito di analizzare il dossier scientifico che viene presentato dalle case farmaceutiche per verificare l’efficacia e la sicurezza del vaccino. Per fare ciò sono occorse solo tre settimane. Alcuni paesi, come il Regno Unito, hanno adottato una procedura d’emergenza dando un’autorizzazione in due giorni. Il livello di controllo è stato quindi diverso da quello dell’EMA.

L’Ue quindi segue una procedura sicura. Questo dunque può giustificare le tempistiche Ue rispetto a Paesi come Israele, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito, Stati Uniti, Serbia, Cile e Bahrein che hanno somministrato, in percentuale, più dosi?

In parte sì, stiamo parlando di Paesi in cui ci sono procedure differenti, o che hanno una popolazione inferiore, o che hanno leggi diverse ad esempio sulla privacy. Detto ciò, se gli altri paesi del mondo viaggiano comunque ad una velocità maggiore, noi dobbiamo essere contenti, perché la questione non è arrivare primi in questa corsa, ma cercare di arrivare tutti insieme il più lontano possibile e il più rapidamente possibile.

I mesi iniziali sono stati sicuramente difficili, ma le prospettive sono invece di un recupero completo da parte dell’Europa. Allo stesso tempo, i Paesi sono chiamati ad assicurarsi che i piani di vaccinazione nazionali siano efficaci.

È una sfida mondiale, tanto che la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha detto: “Noi saremo al sicuro quando tutto il mondo sarà al sicuro”.

Certo, la battaglia contro il virus è una battaglia globale. Ecco perché è nata Covax, un’alleanza mondiale per i vaccini e su cui l’Europa sta investendo molte risorse: una grande iniziativa che vuole aiutare i 92 Paesi più in difficoltà affinché abbiano accesso ai vaccini e siano presto attrezzati per la loro distribuzione. Un’impresa enorme, ma essenziale e prioritaria: un’Europa vaccinata, ma circondata da paesi non vaccinati, rischia di tornare al punto di partenza.

Oggi si parla di varianti che fanno preoccupare, ma anche di vaccini di seconda generazione. Cosa dobbiamo aspettarci?

Le sfide di queste prossime settimane, per rafforzare e velocizzare l’uscita dal tunnel, sono essenzialmente due.

Prima di tutto dobbiamo rafforzare la capacità produttiva delle case farmaceutiche: esistono già diversi accordi bilaterali tra case farmaceutiche per mettere a disposizione gli stabilimenti di produzione.

E poi c’è lo studio delle varianti. Ad oggi i vaccini disponibili funzionano con le principali varianti conosciute, ma bisognerà valutare la loro efficacia contro le nuove varianti. Si sta lavorando con grande impegno allo studio e alla ricerca dei vaccini di seconda generazione, perché siamo di fronte ad una grande sfida, una sfida contro il tempo.

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